Who we are

We have dedicated ourselves to the land, viticulture and wine for three generations, following the events of history, of our family, of our community.

Mandurian Wine.

Primitivo, as with all the families in Manduria, has been the theme of our lives.

We have developed visions, nurtured dreams and imagined the future around it. Without ever neglecting to look at the past, at what has been handed down to us in terms of values, knowledge, traditions, experiences.

Custodians and Witnesses

Values, knowledge, traditions and experiences that constitute a precious heritage with which we support our work in the vineyards, in the winery, on the markets around the world. Among the people.

We call it Culture, the French say Terroir.

For the new generations

And it is in our cultural origins, in our peasant roots, wise and sensitive to Nature, that we find, nowadays, the morals to face our new responsibilities: those coming from the challenges that Humanity is posing to itself and to the Earth hosting it.

We confidently hand over the baton to future generations: promoting a production from sustainable agriculture that respects biodiversity.

A Family

Despite a strong international vocation, we have always wanted to maintain a peculiar trait of informality in the various managing aspects of our company.

In addition to the existing family relations between several members of our team, there is a deep emotional bond between all those working in the vineyards, in the winery and in the administrative office, a legacy of the past derived from the ancient peasant solidarity of our forerunners.

Una famiglia

Nonostante la forte vocazione internazionale, abbiamo voluto mantenere sempre 
una peculiare caratteristica di informalità nei vari aspetti della gestione della nostra azienda.

Oltre alle numerose relazioni parentali che intercorrono tra i vari membri del nostro team, vi è un profondo legame di tipo familiare tra tutti coloro che operano nelle vigne, in cantina e in amministrazione, retaggio dell’antica solidarietà contadina dei nostri precursori.

Etichetta ambientale
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Bottiglia
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Tappo
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Gabbietta
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Capsula
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accademia dei racemi
Nel 1997 Gregory Perrucci avvia il progetto Accademia dei Racemi, con lo scopo di individuare, sperimentare e portare sul mercato le varietà autoctone della Puglia.

Attraverso la collaborazione con viticultori di territori diversi della regione ed enologi con esperienze nelle vinificazioni di qualità, vengono “offerti” alla conoscenza di giornalisti e importatori le nuove produzioni da uve fino ad allora del tutto trascurate o sconosciute:

Ottavianello, Susumaniello (recuperato da Gregory con l’azienda Torre Guaceto), Fiano Minutolo (azienda Sammartino), oltre a nuove versioni di Negroamaro e Malvasia Nera (azienda Castel di Salve), Moscato Reale di Trani (azienda De Filippo), uva di Troia e Montepulciano (azienda Paolo Petrilli) e ovviamente la zonazione di Primitivo (terra rossa, bianca, nera e sabbia).

L’Accademia dei Racemi annovera tra le consulenze, oltre a Roberto Cipresso e Fabrizio Perrucci, Enzo Moiso, Luca Boaretti. Tuttora alcune aziende create dall’Accademia dei Racemi sono presenti con onore sul mercato.

Oltre a far parlare di sé per i propri vini, l’Accademia dei Racemi diventa un riferimento unico nel panorama regionale per la ricerca, lo studio, la sperimentazione dei vitigni autoctoni.

Per gli esami condotti sulle relazioni tra Primitivo e Zinfandel, la storia e le sperimentazioni, nonché la richiesta di aggiornamento dell’elenco dei sinonimi regolamentato dalla Unione Europea, Gregory Perrucci viene ammesso come unico “membro non americano” nella prestigiosa associazione californiana denominata Zap (Zinfandel Advocates and Producers).

Alcuni anni dopo, precisamente nel giugno 2002 dopo la decretazione scientifica dell’identità tra Zinfandel e Primitivo, nonché tra essi e il croato Crnjelak Kastelansky, è relatore al primo Convegno Internazionale sullo Zinfandel. Tiene una relazione sulle origini del primitivo e i suoi rapporti con lo Zagarese (scomparso) in una sessione congiunta con Doug Beckett (enologo californiano) e il mitico Miljenko Grgich, icona dell’enologia americana per avere prodotto due dei vini che nel concorso mondiale di Parigi del 1976 alla cieca sbaragliarono i vini francesi.